Spasmo

Hugo Baeriswyl, 25.03.2024

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Sfruttare i potenziali benefici degli spasmi nelle lesioni del midollo spinale

Spasmi e spasticità sono termini spesso usati in modo intercambiabile nel contesto delle lesioni del midollo spinale (SCI), ma rappresentano fenomeni distinti. La spasticità si riferisce a una condizione caratterizzata da un aumento del tono muscolare e da riflessi esagerati, che spesso portano a rigidità e contrazioni muscolari involontarie. Gli spasmi, invece, sono contrazioni muscolari improvvise e incontrollabili che possono verificarsi spontaneamente o in risposta a determinati stimoli.

Tradizionalmente, gli spasmi sono stati percepiti come una conseguenza negativa della SCI, con conseguente disagio, dolore e interferenza con le attività quotidiane. Di conseguenza, vengono comunemente trattati con farmaci volti a ridurre il tono muscolare e a sopprimere gli spasmi. Tuttavia, le prove emergenti suggeriscono che gli spasmi possono svolgere importanti funzioni fisiologiche e potrebbero essere potenzialmente sfruttati per ottenere benefici terapeutici.

Una delle funzioni principali degli spasmi è quella di facilitare il movimento e il controllo della postura, in particolare nei soggetti con funzione motoria limitata a causa di una SCI. Gli spasmi possono aiutare ad attivare i muscoli, a generare forza e a stabilizzare le articolazioni, aiutando così a svolgere compiti come la posizione eretta, il trasferimento e il mantenimento dell'equilibrio. Inoltre, gli spasmi possono svolgere un ruolo nella prevenzione dell'atrofia muscolare e nella conservazione della massa muscolare, che sono comuni complicazioni secondarie della SCI.

Inoltre, recenti ricerche hanno evidenziato i potenziali effetti neuroprotettivi e neuroriabilitativi degli spasmi. Gli spasmi possono promuovere la plasticità e la riorganizzazione neurale all'interno del midollo spinale, facilitando il recupero della funzione motoria e dell'integrazione sensomotoria dopo la lesione. Inoltre, gli spasmi possono contribuire al feedback sensoriale e alla propriocezione, migliorando la consapevolezza del corpo e il controllo motorio nelle persone con SCI.

Piuttosto che limitarsi a sopprimere gli spasmi con i farmaci, un approccio più sfumato alla gestione della spasticità nella SCI prevede l'ottimizzazione dei benefici funzionali e la minimizzazione degli effetti negativi. Ciò può includere l'integrazione dei movimenti indotti dagli spasmi nei programmi di riabilitazione, l'utilizzo di dispositivi di assistenza per supportare le attività funzionali e l'implementazione di strategie per modulare i livelli di spasticità in base alle esigenze e agli obiettivi individuali.

In conclusione, sebbene gli spasmi siano spesso considerati negativamente nel contesto della SCI, essi possiedono un potenziale funzionale e terapeutico intrinseco che non dovrebbe essere trascurato. Comprendendo la complessa interazione tra spasmi, spasticità e funzione motoria, i medici e i ricercatori possono sviluppare strategie più efficaci per sfruttare i benefici degli spasmi e migliorare i risultati delle persone con SCI.